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Scoprire di mattina il Parco Orsini a Pitigliano in Maremma

Avere un cane è una gioia!
Immaginate perciò con quale entusiasmo accolgo Pinki la mattina, quando scodinzolando entra nella mia camera travestito da uragano.
Sono questi i momenti in cui sento di amarlo di più…
Se provo a far finta di dormire, lui organizza strani balletti sul tappeto, se mi giro verso il muro, smette di saltellare ma inizia a mordere i libri posati sul comodino.
Così, mi arrendo e il cane mi trascina con impeto da casa al Parco Orsini.

Se non ci fosse stato Pinki  però, non avrei visitato con tanta attenzione questo meraviglioso luogo che domina dall’alto la mia casa.
La strada per accedere è in salita e quando finalmente arriviamo ho il fiatone e Pinki beve l’acqua fresca dalla fontana.
Intorno a noi,  tavoli di legno e panche offrono spazi organizzati per merende e pick-nick. Sembra di essere entrati in un disegno, come succedeva nel  film di Mary Poppins. Ma nei parchi del film c’era sempre tanta gente, c’era la corsa dei cavalli della giostra, c’erano simpatici pinguini danzanti, qui invece siamo soli io e lui.
Avverto un forte odore di menta,  abbasso sguardo e vedo molte piante di menta selvaggia che crescono indisturbate intorno ai muretti che delimitano il vialetto.

Il Parco Orsini a Pitigliano fa parte del patrimonio archeologico delle città del tufo della Maremma Toscana, ma è un posto poco conosciuto.
Solo qualche turista curioso ed informato scopre a Pitigliano l’esistenza del Parco, e si organizza per visitarlo
Il Parco fu creato dai Conti Orsini intorno al 1500. Si racconta che i Conti amassero assistere da qui,  insieme ad altre famiglie importanti alle frequenti battute di caccia.

Lascio la parte alta del Parco dove è la pineta e camminando dietro Pinki immersa fra l’ombra di alberi, scopro una statua di donna realizzata in tufo all’inizio del sedicesimo secolo.

Il  cane ora cammina veloce nei sentieri che scendono fino in basso dove scorre il fiume ” Lente”, lo seguo fra la vegetazione cercando di essere attenta e non scivolare.

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Continuiamo la passeggiata nella parte scoscesa della rupe, intravedo fra i rami degli alberi e il fogliame dei cespugli il  fiume che scorre quieto, in fondo. Pinki si ferma in prossimità di altre incredibili architetture in tufo, levigate dal tempo e assalite dal muschio.
Immagino di sentire le risate, le voci delle dame eleganti che come me ora, si sedevano per riposare o per cercare riparo dal sole.

La passeggiata per Pinki non è ancora finita, attraversiamo di nuovo la pineta ed invece di riprendere la strada di casa, il cane si dirige verso l’altra estremità del Parco.

Qui lo spettacolo diventa impressionante. Davanti a noi un’area semi-circolare circondata da sedute in tufo, termina a strapiombo nel dirupo.


La vallata davanti  è un’esplosione verde che si scaglia contro l’azzurro.
Fermo istintivamente il cane vicino a me, ma rimango lì immobile per un tempo lunghissimo, come affascinata da quel vuoto.
Poi Pinki tira, ha deciso che possiamo tornare a casa.

 

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