Augusto Sadum, detto Barbetta era un falegname ebreo e viveva a Pitigliano.
La bottega di Barbetta si trovava in Via Zuccarelli, nel centro storico del paese poco distante dalla Sinagoga. Via Zuccarelli è la strada più bella del piccolo borgo. Vicoli e scale scivolano ai lati della via principale insinuandosi come fa l’acqua nel tufo, per terminare a strapiombo su un paesaggio spettacolare.
Barbetta era un bravo e stimato falegname, la sua bottega era operosa, a volte costruiva anche casse da morto. All’epoca le casse venivano costruite su misura . Per costruire una cassa Barbetta trasferiva la sua attività nel bel mezzo della strada. Forse perchè la bottega era buia e lui si impressionava, forse perchè la bottega era stretta e aveva bisogno di maggiore spazio.
Molta gente camminava in Via Zuccarelli, c’era la bottega del calzolaio, il forno, il macellaio ed altro ancora. Incrociando Barbetta in mezzo alla strada che lavorava nella cassa, tanti si fermavano per chiedergli: “ Barbetta… e chi è morto ?”
Barbetta detestava le domande. rispondeva dando un nome al defunto, il primo che gli veniva in mente, mai quello giusto. Tutti sapevano che le risposte di Barbetta erano errate, ma non per questo la gente rinuciava a chiedere.
Tante persone interrompevano il lavoro di Barbetta, il quale continuava imperterrito ad inchiodare le casse.
Un giorno il falegname aveva una cassa da consegnare, ma il lavoro anche se ordinato in tempo, non riusciva a concludersi.
Il ritardo si accumulavo ed il falegname era nervoso. Il morto quella volta, era un personaggio conosciuto ed importante nel paese. Per questo motivo molte gente giravano intorno al povero Falegname, lì in mezzo al Ghetto.
Più Barbetta si concentrava per accorciare i tempi, più lo sciame aumentava. Tutti volevano sapere qualcosa di più sull’evento. Come è successo ? Quando è successo? Di chi era figlio? Che mestiere faceva il morto ?
Le domande ormai erano raffiche ed investivano il falegname che, seduto per terra a testa bassa rimaneva concentrato sul suo lavoro.
Barbetta non rispondeva, inchiodava e grugniva, ma il tempo passava inesorabile . All’ora stabilita per la consegna, con il morto attorniato da parenti addolorati per l’estremo addio, la bara non era pronta.
I parenti iniziarono a protestare e ad inviare figlioli da Barbetta per mettergli fretta. Sadun era nervosissimo, fuori di sè.
Per rispondere alle pressioni dei parenti Barbetta mandò Armandino, l’ apprendista falegname con l’ordine di dire queste testuali parole:
” Invece di fare tanta lagna, fate meglio a salare subito il morto, così si mantiene più a lungo ..almeno fino all’arrivo della bara” .